Museo Scienze Naturali
Il Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza, ubicato in Via Medaglie d’Oro n. 51, nasce formalmente l'8 ottobre 1980, giorno in cui la ricca collezione ornitologica ed entomologica del geometra faentino Domenico Malmerendi diviene a tutti gli effetti proprietà pubblica, pochi mesi dopo la scomparsa del donatore. In virtù del complesso delle raccolte e dei reperti museali che custodisce, molti dei quali di assoluto valore scientifico, il Museo di Scienze Naturali faentino è attualmente l'Istituto scientifico naturalistico più importante e ricco della provincia. L'edificio museale sorge al centro di un'ampia area verde (oltre 12.000 metri quadrati di superficie), un tempo impiantata a vivaio ed oggi trasformata in Giardino Botanico.
La Sezione biologica del Museo è composta da diverse raccolte e collezioni. Cominciamo la nostra visita dalla Collezione ornitologica D. Malmerendi, che conta più di 2.500 esemplari. E' una caratteristica forse unica che la quasi totalità dei volatili tassidermizzati di cui è composta la collezione, per quanto riguarda la preparazione museale, sia di un'unica mano (quella di Malmerendi): per questo, oltre ad essere di ottimo livello qualitativo, si presenta di una omogeneità totale.
Passiamo poi alla collezione entomologica Malmerendi composta da 572 scatole entomologiche che custodiscono oltre 85.000 insetti. Il valore scientifico della collezione è, se possibile, assai maggiore di quello della raccolta summenzionata: gli specialisti che mano a mano esaminano i vari gruppi tassonomici degli insetti in collezione, non di rado individuano a tutt’oggi "prime segnalazioni" italiane se non, addirittura, specie nuove per la Scienza.
Negli anni '90 sono pervenute al Museo altre collezioni entomologiche.
Attraverso il rinvenimento ed il recupero di esemplari periti in seguito ad incidenti stradali o a bracconaggio (lacci, bocconi avvelenati, caccia di frodo) al Museo è venuta costituendosi anche una raccolta di Fauna a mammiferi attuale del territorio faentino. E così possiamo ammirare: una coppia di daini, di caprioli e volpi. E anche esemplari di istrice, faina, donnola, puzzola, nutria e visone rinselvatichiti, scoiattolo e vari altri micromammiferi.
Usciamo ora dall'edificio e addentriamoci nel Giardino Botanico, la parte vivente del Museo. Il Giardino ospita, nell'area verde circostante il Museo, oltre 170 specie di piante tra cui spicca una splendida sequoia, alta più di 24 metri e a chioma integra (e per questo motivo, oltreché per le dimensioni, rara a vedersi in area urbana). Le specie di recente introduzione sono raggruppate, per quanto è possibile, per fasce associazioni vegetazionali (macchia mediterranea, fascia del faggio ecc.).
Fossili e minerali costituiscono, invece, la sezione abiologica.
La Raccolta paleofauna pleistocenica a mammiferi di Oriolo di Faenza attesta l'associazione faunistica che popolava il territorio faentino 800-900.000 anni or sono. Di estremo rilievo, anche estetico ed emozionale, è il cranio di elefante completo ma disarticolato, rinvenuto nelle "sabbie gialle" di Oriolo di Faenza (Mammuthus meridionalis). Non mancano resti di bisonte, ippopotamo e rinoceronte. La Raccolta di paleofauna miopliocenica (a mammiferi) di Brisighella è una collezione paleontologica di assoluto valore scientifico. Gli specialisti dell'Università di Firenze hanno istituito numerosi olotipi che il museo custodisce gelosamente (Plioviverrops faventius, Canis monticinensis etc.). Decine di reperti ossei permettono di ricostruire la Fauna a mammiferi che viveva nell'area circummediterranea 5,5 milioni di anni orsono. Ricordiamo inoltre la presenza al Museo della Collezione paleontologica del Gruppo Speleologico Faentino, che comprende un corpus di centinaia di esemplari, le interessanti raccolte paleomalacologiche locali, la selezione di minerali, fossili e concrezioni di grotta, ad alto impatto estetico.
Un’ultima curiosità: al museo troviamo anche un blocco calcareo di provenienza alpina con impronte di dinosauro. Il reperto in oggetto è stato recuperato nel 1996, dalla diga foraneadi Porto Corsini (Ravenna).
Nel gennaio 2011 l'Amministrazione Comunale di Faenza, preso atto delle limitazioni strutturali che ne impediscono la libera apertura al pubblico, ha deciso di rivedere completamente l’organizzazione della gestione museale, affidandosi al volontariato cittadino, non solo in una logica di riduzione dei costi, ma soprattutto per incentivare il coinvolgimento di tutti coloro che – in ambito volontaristico – operano nel campo delle scienze naturali, dell’archeologia e della speleologia.
Nel settembre 2011 iniziano i lavori, tutti fatti dai volontari del Gruppo Spelologico Faentino (G.S.Fa.), per la completa riorganizzazione della struttura espositiva e della gestione scientifica delel collezioni: obiettivo raggiunto con il coinvolgimento della Società di Studi Storici Naturalistici per la Romagna.
Il 15 settembre 2012 il Comitato scientifico e di gestione composto da Enzo Bagnaresi, Roberto Evilio (Gruppo Speleologico Faentino), Fabio Semprini, Ettore Contarini e Franca Pozzi (Società Studi Naturalistici per la Romagna), Stefano Gellini (Museo Ornitologico “Ferrante Foschi” di Forlì), Massimo Ercolani (Federazione Speleologica Regionale E/R.), Stefano Bassi (tecnico regionale del Servizio Parchi) , Marco Sami (Pangea), ha ufficializzato la riapertura con una prima esposizione dedicata al mondo delle farfalle e predisponendo una serie di percorsi di visite guidate rivolte al pubblico, agli appassionati e – soprattutto – alle scuole di ogni ordine e grado.
Per info:
Museo Civico di Scienze Naturali
Via Medaglie d’Oro n. 51 - Faenza
Enzo Bagnaresi – 338 1600208
enzo1952@yahoo.it
23/11/2012