Ordine del Giorno: “Contro la criminalità organizzata e solidarietà ai magistrati minacciati di morte” 13 gennaio 2014
Ordine del Giorno: “Contro la criminalità organizzata e solidarietà ai magistrati minacciati di morte”
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FAENZA - riunito in data 13 gennaio 2014 -
Premesso che la criminalità organizzata è da sempre un flagello che riguarda ormai tutto il Paese e non solo il sud; anche se al nord si presenta in forme diverse, è ormai constatato da indagini ed inchieste di ogni tipo che mafia, camorra e ‘ndrangheta sono da tempo dentro il mondo edilizio, finanziario, politico e non solo;
Considerate le ultime minacce fatte dal carcere ai magistrati palermitani che tuttora cercano di fare chiarezza su vicende ancora in sospeso e di particolare importanza e delicatezza, ci riferiamo all’inchiesta sulla trattativa Stato - mafia;
Considerato che nel territorio della provincia di Ravenna e nel comune di Faenza sono state effettuate indagini in questo ambito. Ricordiamo il sequestro, se pur preventivo, operato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli e riguardanti due immobiliari di Faenza, sospettate di essere coinvolte negli affari camorristici del clan Lo Russo. Tali indagini evidenziano che è un problema tutt’altro che lontano dal nostro territorio;
Riteniamo che le istituzioni debbano sostenere il lavoro della magistratura e debbano impegnarsi nel proprio territorio per combattere e prevenire questa terribile piaga sociale;
Riteniamo anche che, oltre al sostegno a magistrati e forze dell’ordine, le istituzioni debbano fare della lotta alla mafia un vero e proprio percorso culturale sul territorio.
C H I E D E
pertanto
al Sindaco e la Giunta
di aderire all’appello, allegato all’ordine del giorno, promosso dal Movimento Agende Rosse e da Salvatore Borsellino.
CHIEDE INOLTRE
di proseguire e rafforzare, anche attraverso i dirigenti scolastici ed i docenti delle scuole superiori di Faenza, un percorso permanente di incontri e dibattiti con gli studenti sul tema della criminalità organizzata, prendendo spunto anche da iniziative già presenti sul territorio, come il progetto “Liberi dalle mafie”, portato avanti con alcune classi della provincia di Ravenna, fra cui due dell’Istituto Oriani di Faenza, dall’associazione Pereira di Bagnacavallo, convinti che il coinvolgimento dei giovani su questi temi sia una parte fondamentale per cercare di costruire un futuro migliore e più consapevole.
VOTATO ALL’UNANIMITA’
APPELLO
"Si muore generalmente perché si è soli".
Questa affermazione di Giovanni Falcone, espressa poco tempo prima di morire, evidenzia molto chiaramente la consapevolezza di quanto l'arroganza e il potere mafiosi siano conseguenza e causa dei travagli della politica. Oggi, purtroppo, questa frase svela tutta la sua terribile attualità.
Il capo di Cosa Nostra, Salvatore Riina, detenuto a regime carcerario 41-bis, pochi giorni fa ha minacciato il PM Nino Di Matteo e tutti i magistrati che si occupano dell’inchiesta sulla trattativa avvenuta tra pezzi dello Stato e di Cosa Nostra nel biennio ’92-’93. "Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire – ha urlato Totò Riina ad un altro detenuto –. Quelli lì devono morire, fosse l'ultima cosa che faccio".
Il 17 ottobre Rosario Pio Cattafi, imputato a Messina per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso con l’aggravante di aver promosso e diretto l’organizzazione mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, ha pesantemente minacciato l'avvocato di tanti familiari di vittime di mafia, Fabio Repici. "Avrei dovuto prendere a schiaffi l'avvocato Fabio Repici, mi pento di non averlo fatto – ha affermato Cattafi –. Auguro con tutto il cuore all'avvocato Repici di subire tutto quello che ha fatto subire ad altri".
Cattafi è attualmente detenuto a regime carcerario 41-bis ed è pregiudicato per i reati di lesioni, porto e detenzione abusivi di arma, cessione di sostanze stupefacenti e calunnia.
Riprendendo l’analisi di Giovanni Falcone, quel vero e proprio appello del giudice, allora rimasto inascoltato, vogliamo manifestare pubblicamente vicinanza e solidarietà all’avvocato Fabio Repici, ai magistrati palermitani Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi, Roberto Scarpinato e allo loro scorte. Vogliamo esprimere una solidarietà che prenda forza dal consenso dell’intera nazione, che sia ripresa e rilanciata dai Comuni più periferici fino ad arrivare alle più alte Istituzioni per rompere il muro di silenzio ed omertà dietro al quale la mafia accresce le proprie complicità ed il proprio potere.
Sollecitiamo una presa di posizione netta da parte delle Istituzioni a sostegno dei magistrati di Palermo e dell'avvocato Fabio Repici, sostegno che potrà essere dimostrato solo tramite azioni concrete come:
- La convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza nelle città di Palermo e Messina e l’adozione immediata di urgenti provvedimenti per la tutela dell’incolumità, rispettivamente, dei magistrati minacciati da Totò Riina e dell’avvocato Repici minacciato da Rosario Cattafi.
- L’archiviazione da parte del CSM del procedimento disciplinare avviato a carico del sostituto procuratore Nino Di Matteo che avrebbe rivelato in un’intervista ad un quotidiano l’esistenza di intercettazioni telefoniche tra Nicola Mancino ed il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (notizia già diffusa in precedenza da altre testate giornalistiche).
- Una seduta straordinaria della Commissione parlamentare Antimafia – che stenta ad avviare i lavori – dedicata ad approfondire ciò che è emerso dalle più recenti indagini e dai processi in corso a Palermo e Messina sulle complicità tra Cosa Nostra e potere.
Chiediamo con forza che le Istituzioni dimostrino nei fatti l'impegno dello Stato nel portare avanti quegli ideali di verità e giustizia che mossero la vita e le scelte di persone come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, prendendo sulle proprie spalle la loro pesante ma bellissima eredità.
Noi cittadini faremo la nostra parte.
Salvatore Borsellino ed il Movimento Agende Rosse (16 novembre 2013)