ORDINE DEL GIORNO "A DIFESA DEL MADE IN ITALY NEL SETTORE AGROALIMENTARE"
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FAENZA
- riunito in data 02.04.2012 -
Premesso che:
In un momento di grave crisi in cui il nostro Paese è alla ricerca di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy, e in particolare quello agroalimentare, è universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva e di sviluppo del Paese.
L’agroalimentare rappresenta oltre il 16% del Pil nazionale.
L’export agroalimentare raggiunge quasi 28 miliardi di euro e ha segnato, anche durante la crisi, tassi di crescita del 13%.
L’Italia è il Paese dei primati nell’agroalimentare: per valore aggiunto per ettaro; per la produzione e l’esportazione di vino nel mondo; per la qualità - vantando 231 Dop, Igp e Stg e quasi 500 denominazioni di vini Doc, Docg e Igt - per il numero di operatori nel mercato biologico.
Da tempo il mondo agricolo è impegnato in progetti di tutela e valorizzazione del vero “Made in Italy” agroalimentare.
La diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all’immagine della produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo consapevole.
Il contrasto alla contraffazione ha, del resto, conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Confindustria, Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, Uil), con un documento unitario del 4 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di “attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del Made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane”.
Nel corso del 2011 il Governo ha assunto alcuni importanti impegni:
- l’approvazione, dopo anni di pressing stringente, della legge n. 4 del 2011 che ha introdotto nel nostro ordinamento il principio dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta dei prodotti alimentari del luogo di origine della materia prima agricola e l’impegno, ancora disatteso, di darne piena attuazione;
- le dichiarazioni del Ministro Galan, all’epoca in carica, in risposta all’interrogazione parlamentare 4-08770, per la definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero in grado di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all’origine italiana dei prodotti commercializzati;
- le linee programmatiche del Ministro Romano espresse al Parlamento, volte, tra l’altro, al contrasto a livello europeo e mondiale dell’Italian sounding in quanto fenomeno ingannevole e scorretto che danneggia la nostra cultura e tradizione e vanifica il sacrificio dei nostri operatori abusando del buon nome del nostro Paese.
Purtroppo, a fronte di queste importanti premesse mancano ancora atti conseguenti.
E’ recente la denuncia di una nuova vicenda di utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della “Società italiana per le imprese all’Estero - SIMEST S.p.A.” (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese.
Le operazioni di sostegno dell’Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della “saturazione” del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del Made in Italy.
Non può essere taciuto che il sostegno di SIMEST si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia.
Il Gruppo Parmacotto con il supporto di SIMEST ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all’apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall’offerta di prodotti Italian sounding.
Nei punti vendita già aperti nei diversi Stati, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, segmento di eccellenza del Made in Italy e sinonimo di qualità e genuinità, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane, confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali.
Solo leggendo alcuni nomi dei prodotti venduti all’estero nei due casi citati (bresaola, finocchiona, salame toscano, soppressata, pecorino, toscanella) è evidente il danno che viene prodotto, anche al nostro territorio, evocando denominazioni di territori e di prodotti che sono il frutto di secoli di storia, tradizione, impegno diligente della nostra gente.
L’Italian sounding ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro all’anno!
E’ necessario porre fine a questa situazione insostenibile e deprecabile che risulta, peraltro, del tutto incoerente rispetto alle linee di azione e ai dichiarati del Governo sopra riportati.
Invece che alla valorizzazione e alla promozione del vero Made in Italy, assistiamo ad una vera e propria svendita della nostra economia e dei nostri territori, che rischia di danneggiare irrimediabilmente il nostro vero grande patrimonio.
Tenuto conto di quanto sopra evidenziato e considerati:
- la diffusione della produzione di prodotti tipici sul territorio e la sua rilevanza per l’economia comunale;
- il rischio che la commercializzazione di prodotti di imitazione provoca all’immagine del Comune con grave danno alle imprese a causa della concorrenza sleale derivante dalla sottrazione di spazi di mercato e dall’inganno a danno dei consumatori.
IL CONSIGLIO COMUNALE
Considerato che condivide le preoccupazioni del mondo agricolo riportate in premessa;
CHIEDE
ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
- di mettere in campo ogni azione atta ad impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico Made in Italy;
- di segnalare agli opportuni livelli provinciale, regionale e nazionale tale situazione di utilizzo improprio di risorse che penalizzano i prodotti tipici del nostro territorio.
Votato all’unanimità