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SULLE STRADE DI UN TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO FAENTINO

17 Maggio 2011
SULLE STRADE DI UN TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO FAENTINO

E’ Monte Paolo, con l’Eremo e la Grotta di Sant’Antonio, la meta della prossima visita guidata della Pro Loco, programmata sabato 21 maggio.

Monte Paolo si trova sul crinale sopra Dovadola, ma veniva tradizionalmente raggiunto dai faentini che vi si recavano in pellegrinaggio tramite la strada di Santa Lucia e il fondovalle Samoggia. Per antica consuetudine legata al corso dei lavori agricoli, i pellegrinaggi avvenivano in modo particolare a settembre, mese che in Romagna è dedicato a Sant’Antonio.

Monte Paolo presenta numerosi motivi di interesse storico, ambientale e artistico, oltre che religioso. Vi soggiornò per quindici mesi, nel 1221-22, Frate Antonio, proveniente da Assisi dove aveva partecipato, con altri tremila francescani, al Capitolo delle Stuoie convocato da San Francesco; lì aveva conosciuto Frate Graziano, superiore dei Francescani in Romagna, che lo condusse con sé all’eremo, allora limitato a poche capanne con un piccola comunità, sul versante faentino (che guardava appunto la vallata del Samoggia) del monte. Frate Antonio era ancora sconosciuto e solo in seguito divenne famoso: il nome «da Padova» gli venne assegnato per via dell’ultima città dove risiedette e morì nel 1231, a 36 anni (era nato nel 1195 a Lisbona). Ma nella sua vita l’Emilia Romagna, con Forlì, Rimini e Bologna, luoghi di sue predicazioni, e soprattutto con Monte Paolo, luogo della sua prima esperienza eremitica, occupa un posto molto più importante di Padova.

Oggi il sito, da un punto di vista architettonico, presenta imponenti rifacimenti in stile neo-gotico di inizio ‘900, resisi necessari per via delle frane che avevano colpito l’insediamento originario (che si trovava più in basso, nel versante verso il Samoggia) e così convinto i frati a trasferire il tutto nel crinale sommitale dove già esisteva l’oratorio di San Martino, demolito per far posto all’attuale complesso eretto fra 1908 e 1913.

Prima, nel 1905, era stata costruita la «grotta», in realtà una rustica cappelletta tuttora esistente, immersa nel bosco, realizzata con le pietre dell’antico romitorio del Santo.

Sarà visitata la chiesa, con i suoi arredi neogotici, e la «grotta» che contiene una bella statua di Sant’Antonio in terracotta, del plasticatore faentino Ballanti Graziani. La cornice ambientale, caratterizzata da un bosco che è di formazione relativamente recente (rimboschimenti datati dagli anni ’30 in poi), non è estranea alla bellezza e alla sacralità del luogo.

La visita proseguirà poi a Dovadola, con l’antica abbazia di Sant’Andrea, di origini medievali e rimaneggiata nel ‘400, in cui si trovano numerose opere d’arte, pittoriche e scultoree fra cui diverse faentine (Angelo Biancini, Ballanti Graziani e, forse, Giuliano da Maiano). Ultima sosta al monumentale cimitero, fuori dal paese, che presenta ancora una magnifica cornice di oltre cento cipressi, piantati a fine ‘800; sui tronchi si vedono anche i segni, storicizzati, dei danni compiuti nel 1944 dai muli dei soldati greci che liberarono Dovadola.

Il trasferimento sarà effettuato in pullman. Ritrovo per tutti i partecipanti alla visita guidata di sabato 21 maggio in piazzale Pancrazi, alle ore 14.30. La quota di partecipazione (7,50 euro) è da versare al momento della prenotazione (obbligatoria). Quaranta i posti disponibili. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla Pro Loco Faenza (Voltone Molinella, 2 – tel/fax 0546 25231; e-mail: info@prolocofaenza.it ).