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Dino Campana e il suo rapporto con Faenza

27 Marzo 2012

“Nell’antico palazzo Rosso: Dino Campana a Faenza” è il titolo della conferenza in programma venerdì 30 marzo prossimo, alle ore 17.30, nei locali della Pinacoteca comunale (via S.Maria dell’Angelo, 9).

Relatore il professor Stefano Drei, docente del Liceo Torricelli, di Faenza, che analizzerà il rapporto di Dino Campana con la nostra città.

L’iniziativa è dedicata a promuovere il ricordo del poeta marradese verso i cento anni dalla pubblicazione dei Canti Orfici, che vennero pubblicati per la prima volta nel 1914 con stampa della Tipografia Ravagli di Marradi.

Il titolo della conferenza – “Nell’antico palazzo Rosso” - è dovuto al fatto che tale palazzo è ricordato da Dino Campana come sede della Pinacoteca comunale.

Si tratta del ricordo di una visita effettuata un decennio dopo l’anno scolastico passato come studente del liceo classico che, come è noto per tutti i faentini, ha la sede nello stesso palazzo della Pinacoteca. Di questa visita Campana ricorda alcuni autori, come Ribera e Baccarini, e alcune opere come la Pala Bertoni e il San Giovannino.

Nella conferenza di venerdì prossimo Stefano Drei illustrerà anche la vicenda relativa alle foto di Dino Campana a Faenza, ricostruita con grande scrupolo dal relatore. La prima foto è dell’anno scolastico 1900-1901 e ritrae diciotto studenti divisi in tre file. Tra questi era stato identificato Dino Campana, ma le ricerche di Stefano Drei hanno documentato come questa identificazione fosse sbagliata e l’alunno della foto sia in realtà Filippo Tramonti.

Stefano Drei ha invece recuperato un’altra foto, fatta dal fotografo faentino Achille Cattani, che ci mostra un Campana escursionista, fotografato nel gennaio del 1912 ai piedi della cascata dell’Acquacheta.

Faenza nei Canti Orfici viene ricordata in modo diretto in più occasioni, come città “rossa di mura e turrita”, con “archi enormemente vuoti di ponti sul fiume impaludato”, dalla “grossa torre barocca” sulla piazza che “ha un carattere di scenario nelle logge ad archi bianchi leggeri e potenti” e con il campanile di S.Maria Vecchia definito “torre barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani”.