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Conferenza sull'ex chiesa di San Michele

15 Ottobre 2013

Venerdì 18 ottobre 2013, alle ore 17.30, nei locali della Pinacoteca comunale (via S. Maria dell’Angelo, 9) si terrà un’altra conferenza nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni della signoria dei Manfredi.

Relatore Stefano Saviotti, esperto studioso di storia e architettura faentina, che parlerà dell’ex chiesa di San Michele a Faenza, piccolo capolavoro perduto del Rinascimento.

L’ex chiesa di san Michele era al termine di via Torricelli, in angolo con via S.Michele, dove è tuttora riconoscibile il fabbricato che un tempo fu sede della parrocchia omonima, citata storicamente sin dal 1142.

Nel 1475 la chiesa fu ricostruita in stile rinascimentale, grazie alla munificenza di Nicola Ragnoli, tesoriere dei Manfredi, il cui palazzo era antistante alla chiesa.

Al suo interno questa chiesa conservava pregevolissime opere d’arte rinascimentali, tra cui la pala d’altare dipinta da Biagio d’Antonio e una lunetta in maiolica robbiana raffigurante San Michele Arcangelo, realizzata da Andrea della Robbia e ora conservata al Metropolitan Museum di New York.

Stefano Saviotti nella conferenza di venerdì presenterà i risultati delle sue ricerche che, grazie al ritrovamento di antichi documenti, gli hanno permesso di realizzare una completa ricostruzione della chiesa, con il disegno di un modello basato su piante, prospetti e sezioni separate. Il risultato finale del suo lavoro rende molto bene l’idea di ciò che era la chiesa di San Michele nel suo splendore rinascimentale.

Le opere d’arte ora disperse in musei francesi e americani sono state riportate nel ricostruito e, purtroppo, solo virtuale contesto originario, esaltando e valorizzando il grande pregio artistico di questo prezioso capolavoro rinascimentale.

Nell’occasione verrà esposta anche l’unica opera rimasta a Faenza con sicura provenienza della distrutta chiesa.

Si tratta della lapide in marmo con stemma della famiglia Ragnoli, datata 1475, conservata nel patrimonio della Pinacoteca comunale faentina grazie alla donazione ottocentesca di Giuseppe Pasolini Zanelli.

Tale lapide era, come ha ricostruito Stefano Saviotti dalla lettura dei documenti, nel pavimento ai piedi della lapide marmorea del sepolcro che la famiglia Ragnoli aveva costruito nella chiesa e che, dopo che la famiglia nel 1569 perse il giuspatronato in seguito a sentenza della Inquisizione, divenne il sepolcro dei parroci.