Claudio Marabini, un concittadino illustre nel nome della cultura e della letteratura
Nei giorni scorsi è avvenuta la traslazione dalla tomba di famiglia all’ossario del Famedio nel Cimitero Monumentale di Faenza delle spoglie dello scrittore, giornalista e critico letterario Claudio Marabini, la cui memoria trova così adeguata collocazione a fianco degli altri faentini illustri. Marabini, iniziata la carriera giornalistica a metà degli anni '50 alla Voce Repubblicana, nel '57 approdò al Resto del Carlino, allora diretto da Giovanni Spadolini, esercitando la critica letteraria per oltre cinquant'anni anni, non soltanto sulle pagine del quotidiano bolognese, ma anche in quelle della Nazione e, negli ultimissimi anni, del Corriere della Sera. Collaboratore per cinquantun'anni della Nuova Antologia di Firenze, dove ha tenuto fino all'ultimo il "Diario di lettura" affidatogli da Giovanni Spadolini, ha collaborato anche con Il Mondo e Bell’Italia. Componente delle giurie dei maggiori premi letterari italiani (Campiello, Strega, Lanciano, Basilicata, ecc.), Marabini ha altresì condotto trasmissioni radiofoniche della Rai ed è stato ospite fisso del programma televisivo Rai di Gigi Marzullo dedicato ai nuovi romanzi degli scrittori italiani.
In qualità di scrittore, Marabini ha scritto numerosi saggi e opere di narrativa. Tra i primi, ricordiamo: "Gli anni Sessanta, narrativa e storia" (1969, premio Massarosa), "I bei giorni" (1971, premio Selezione Estense), "La chiave e il cerchio" (1973), "Il dialetto di Gulì" (1973), "Romagna e memoria" (1975), "Qualcosa resta" (1975), "Le città dei poeti" (1976), "Interventi sulla narrativa italiana" (1976), "Lettura di D’Arrigo" (1978) e "L’ombra di Arsenio. Incontri con Montale" (1986). Ha altresì curato: "Lettere alla gentile ignota" (1972), "Dino Buzzati al Giro d’Italia" (1981), "Bestiario di Dino Buzzati’ (1981), "Letteratura bastarda" (1996) e ") e "I mosaici di Ravenna" (1998). Ha pubblicato anche le raccolte di articoli: "Voci e silenzi di Romagna" (1993, premio Estense), "In riva all’Adriatico" (2000) e "Addio al futuro" (2005). Infine, i romanzi: "La notte vede più del giorno" (1978, premio Basilicata), "Il passo dell’ultima dea" (1980, premio Vallombrosa), "Malù" (1984), "Viaggio all’alba" (1986, premi Penne, Rhegium Julii e Insula Romana); "L’Acropoli" (1988), "Carossa" (1990, premi Campione d’Italia, Pavan per le culture locali, Sorrento e Catanzaro), "I sogni tornano" (1993, premi Dessì e Scalea, finalista ai premi Napoli e Isola d’Elba).
"Il Famedio - afferma il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi - è il luogo giusto per onorare e continuare a rendere omaggio a quel grande intellettuale che è stato Claudio Marabini. I suoi scritti, articoli, saggi, racconti o romanzi, costituiscono un patrimonio inalienabile di cultura, storia, letteratura e civiltà non solo per i faentini e i romagnoli, ma per l'Italia intera." "La lezione che ci comunica attraverso le sue opere costituisce infatti - conclude Malpezzi - un punto di riferimento chiaro, una fonte di riflessione e osservazione disincantata, ma anche la testimonianza di una Romagna che se per taluni aspetti non c'è più, riesce a conservare e rinnovare ideali e valori utili e necessari per i nostri giorni."
Anche alcune personalità romagnole ricordano volentieri Marabini, come il giornalista, scrittore e senatore della Repubblica Sergio Zavoli. "La decisione di conferire a Claudio Marabini il solenne riconoscimento riservato a chi ha arricchito il patrimonio culturale, civile, etico di Faenza - afferma Zavoli -, ricordandolo nel luogo più simbolico per rappresentare la gratitudine della città, mi suscita un forte sentimento di condivisione." "Quando il consenso della "comunità" esprime il volersi riconoscere in chi ne ha fatto parte onorandola esemplarmente - continua Zavoli -, si compie un gesto che appartiene a una sola identità e a un'unica storia; e tenere vivo il principio di una consapevole comunanza nel nome, come oggi, di uno scrittore, di un critico letterario, di un cittadino così degno del vostro atto civico, vuol dire veramente "mettere in comune" un bene raro per tutti." Il presidente dell'Abi e presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna Antonio Patuelli ricorda le alte sensibilità culturali e letterarie di Claudio Marabini, già molto apprezzato da Giovanni Spadolini. "Marabini - sottolinea Patuelli - aveva orizzonti culturali certamente non limitati al territorio in cui viveva, ma rappresentava un punto di osservazione e di letteratura di primissimo livello nel già fervido Novecento, nel quale i letterati romagnoli hanno sempre avuto un dialogo privilegiato innanzitutto con Firenze, capitale della lingua italiana." Più personale è invece il ricordo dello studioso e poeta Giuseppe Bellosi, che sottolinea il valore di Claudio Marabini, a partire dal soprannome di Maraben. "Non era solo il giro degli amici dialettofoni a chiamarlo Maraben: ad esempio, quando telefonava a casa mia e non c’ero, al mio ritorno qualcuno dei miei vecchi, che hanno un titolo di studio non superiore alla terza elementare, ma che conoscevano bene Marabini come autore del Resto del Carlino, mi avvisavano dicendo: "U t’à zérch Maraben"."Il merito di questo riconoscimento popolare - continua Bellosi - è dello stesso Marabini, che, pur diventato un critico, uno storico della letteratura, un giornalista, un narratore di respiro nazionale, è rimasto fedele alla Romagna, dove ha sempre vissuto, e alla Romagna ha continuato a dedicare la sua affettuosa attenzione, sia di studioso, sia di narratore, sia di giornalista."
"Questa sua fedeltà alla Romagna - conclude il vice sindaco e assessore alla Cultura Massimo Isola - è il segno più evidente della sua grandezza e della sua attualità. Soltanto dalle proprie radici possono scaturire idee, pensieri e progetti da tradurre in esperienze per sé e la comunità, come Marabini ci ha testimoniato con la poliedricità delle sue riflessioni e delle sue opere."