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Antiche feste e tradizioni popolari nella città dei Manfredi

10 Marzo 2014

Negli ultimi anni di fine Ottocento un giovane faentino, Antonio Medri (1876-1959), sulla rivista fiorentina ‹‹Arte e Storia›› cominciava a far conoscere le Feste Tradizionali Faentine, come documento e specchio fedele dei costumi e delle tendenze sociali e culturali di una comunità alla ricerca della sua identità, e come riepilogo di una storia cittadina plurisecolare.

Quel breve saggio diMedri, ormai lontano e dimenticato, viene riletto e riproposto, con varie integrazioni, dal professor Giuseppe Dalmonte nella conferenza programmata mercoledì 12 marzo, alle ore 20.45, presso la sala polivalente del rione Giallo (via Bondiolo 85).

Dalmonte ha scorto in quel testo il nucleo primigenio della futura rievocazione della Giostra del Niballo, inserita nel contesto storico cittadino documentato dai vari cronisti nel corso dei secoli.

Nella conferenza di mercoledì si parlerà delle feste civili e religiose al tempo dei Manfredi, delle antiche feste del drago e degli stendardi, delle feste popolari della matricola dei calzolari e dei calligari, di alcuni spettacoli profani, della consuetudine delle corse al palio e della giostra di carnevale, dell’antica Fiera di Faenza, poi di San Pietro, per concludere con una sintetica panoramica sulle principali feste patronali rimaste in vigore fino alla fine dell’Ottocento.

Giuseppe Dalmonte è nato a Faenza, dove vive, ed ha insegnato per vari anni materie letterarie nelle scuole superiori della nostra provincia. Dal 2001 al 2008 ha fatto parte della Deputazione del Palio del Niballo, pubblicando sull’argomento alcune ricerche: Gli antenati illustri del Niballo Palio di Faenza e Crepuscolo ottocentesco del palio di S. Pietro.

In precedenza ha dedicato le sue ricerche al periodo napoleonico, pubblicando alcuni articoli su riviste locali, in particolare il volume degli scritti storici di mons. Francesco Lanzoni, L’età napoleonica a Faenza, il periodo rivoluzionario (1796-1800), e uno studio sul liceo dipartimentale del Rubicone e le altre scuole faentine. Negli ultimi anni ha invece svolto ricerche sulle feste e le tradizioni popolari faentine dei secoli passati, attraverso documenti d’archivio e di cronisti cittadini.