Palazzo Milzetti - Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna
Palazzo Milzetti - Museo Nazionale dell'età neoclassica in Romagna
via Tonducci 15 - Tel. 0546 26493 - Fax 0546 21015
Sito Web
sbsae-bo.palazzomilzetti@beniculturali.it
orario: da lunedì a sabato 8.30-18.30; domenica 12.30-18.80; festivi infrasettimanali 8.30-18.30
Ingresso a pagamento
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Palazzo Milzetti (1795-1802), come appare oggi, presenta la sistemazione architettonica progettata dall'arch. Giuseppe Pistocchi (1744-1814) nell'ultimo decennio del Settecento. Probabilmente fu il conte Nicola Milzetti, che già aveva affidato al Pistocchi la trasformazione (c.1785) del vecchio edificio della Posta, sul corso di Porta Imolese a Faenza, a coinvolgere quell'architetto nella ristrutturazione del nucleo delle antiche case Milzetti, danneggiate dal terremoto del 1781. L'intervento del Pistocchi che, optando per un unico blocco, progettò la facciata e le principali strutture murarie del nuovo palazzo, dovette tener conto anche della situazione preesistente; ciò che giustifica l'asimmetria del prospetto e certe irregolarità sul versante del giardino. Gli anni in cui furono condotti questi lavori sono probabilmente quelli immediatamente precedenti l'ottobre del 1796, quando l'atteggiamento dichiaratamente filofrancese del Pistocchi gli valse la prigione nel forte di San Leo, decretata dal governo pontificio. Al ritorno (febbraio 1797), la città gli aveva ormai voltato le spalle, preferendogli l'arch. Giovanni Antonio Antolini (1754-1841), appena rientrato da Roma e appoggiato dal nuovo gruppo egemone dei massoni di casa Laderchi. Con la morte del conte Nicola Milzetti e il riscatto da parte del figlio Francesco dell'intera proprietà del palazzo, ha inizio il secondo tempo dei lavori, condotti con la consulenza dell'Antolini che, da Milano, progettò il completamento dello scalone e del salone ottagonale al piano nobile, aprendo la grande serliana sul giardino (1800-1801). In successione, si colloca l'intervento di Felice Giani (1757-1823) e dei suoi collaboratori, documentato dai pagamenti registrati nel Taccuino manoscritto autografo dello stesso Giani: "Principiato il lavoro in casa Milzetti allì 19 ottobre 1802", si legge subito dopo la conclusione del ciclo bellissimo di palazzo Naldi, oggi Ghetti in Faenza.
I pagamenti proseguono fino al 1805, che è anche l'anno segnato, a lavori ultimati, nel Gabinetto d'Amore al piano nobile. A Giani va fatta risalire l'invenzione dell'intero partito decorativo, progettato in tutti i dettagli. Suoi sono infatti i disegni, ora ritrovati, per i pannelli a stucco eseguiti da Antonio Tretanove e successivamente da Francesco e Giovan Battista Ballanti Graziani; suoi sono gli studi per la parte ad ornato eseguita da Gaetano Bertolani e sue anche le soluzioni d'interno per gli arredi realizzati in quegli anni (specchiere, arredo ligneo della biblioteca…). I dipinti sono stati condotti, anziché ad affresco, a tempera su muro; una tecnica meno costosa, che consentiva grande velocità nell'esecuzione e colori brillanti, trasparenti e tersi. Studi e disegni di Giani per i dipinti e gli stucchi di Palazzo Milzetti si conservano in numerose collezioni italiane e straniere.
15/2/2013