Galileo e Torricelli
Ma la figura che illumina la Faenza del XVII secolo - anche se la città ne vanta poco più che i natali, per altro non sicurissimi - è quella di Evangelista Torricelli, matematico e fisico insigne, cui si deve l'invenzione del barometro. Di certo la sua famiglia era di Faenza e proprio nella cittadina Torricelli compie i primi studi. Ben presto, però, si reca a Roma per completare ed arricchire la sua istruzione presso il padre camaldolese Benedetto Castelli. Questi nel 1641 lo mette in contatto con Galileo che, subito entusiasta delle opere a carattere scientifico del giovane faentino, lo invita ad Arcetri di Firenze per proseguire con lui gli studi sulla meccanica e sul moto.
"Io sopra ogni modo ammirai ed ammiro il meraviglioso concetto a V.S. sovvenuto - scrive Galilei a Torricelli riferendosi al suo volume sui "Solidi Sferali" -, per dimostrare con tanta facilità e leggiadria quello che Archimede, con strade tanto inospite e travagliose, investigò nelle sue Spirali (...). Gli accennava (...) il gaudio che ne sentiva, ma d'attribuirgli le meritate lodi non mi pareva che uno o due fogli ne fosser capaci: però mi riserbava a pagar tale uffizio e debito con V.S. in voce, stando sulle speranze d'aver pure a goderla per qualche giorno avanti che la mia vita, ormai vicina alla fine, si terminasse".
Parole, purtroppo, che si rivelano profetiche: Torricelli raggiunge Galileo il 10 ottobre e con lui inizia studi e sperimentazioni, ma di lì a poco, l'8 gennaio 1642, l'anziano scienziato muore. Gli succede nel compito di filosofo e matematico presso la corte medicea lo stesso Torricelli, destinato anch'egli a scomparire nel '47, ad appena 39 anni.