Nasce il Duomo
Nel 1466 scompare Gian Galeazzo II, il fratello più giovane di Guidantonio ed Astorgio II. E quest'ultimo muore due anni più tardi lasciando memoria, come tutti i Manfredi, di una tempra vigorosa e di un cinico realismo. A prenderne il posto è il figlio primogenito Carlo II che, insieme al fratello Federico - vescovo di Faenza dal '71 al '77 - dà il via a quel rinnovamento architettonico della città in senso rinascimentale che trova la sua massima espressione nella poderosa mole del Duomo.
Il progetto per la realizzazione di una nuova cattedrale nell'area dell'antica S.Pietro è del fiorentino Giuliano da Maiano, che applica allo schema basilicale i nuovi criteri brunelleschiani di organizzazione geometrica dello spazio secondo multipli e sottomultipli di un modulo quadrato. La costruzione del Duomo prende avvio nel 1474 e continua, con numerose interruzioni, nel secolo successivo. Il grandioso interno, scandito dal ritmico alternarsi di colonne e pilastri, è stato rimaneggiato fino all'800. Di epoca rinascimentale conserva, tra l'altro, l'arca marmorea con bassorilievi dedicata a S.Savino, che la vedova di Astorgio II aveva commissionato a Benedetto da Maiano, fratello di Giuliano. Vi sono poi il bellissimo sarcofago scolpito di S.Terenzio, di un ignoto maestro toscano, e due pregevoli opere dello scultore faentino Pietro Barilotto: il monumento funebre a Gian Battista Bosi e una pila acquasantiera. Né va dimenticata, soprattutto per motivi storico-devozionali, l'immagine della Madonna delle Grazie venerata nella cappella a lei dedicata. Si tratta di un frammento di affresco nel quale la Patrona di Faenza è raffigurata con alcune frecce spezzate, segno del suo intervento contro il morbo della peste.
Contemporanee all'avvio dei lavori per la cattedrale sono poi la chiesa ottagona di S.Stefano Vetere (ne è rimasta parte della struttura esterna) e la suggestiva Torre di Oriolo, località ad 8 chilometri da Faenza. La pittura locale di questo periodo è invece dominata dalle figure di Biagio d'Antonio, Giovan Battista Bertucci il Vecchio e Marco Palmezzano, di cui la Pinacoteca possiede importanti opere. Notevolissima è anche la Pala Bertoni, di anonimo artista, conservata presso il medesimo istituto.