Lunëri di Smêmbar
Il Lunëri di Smêmbar viene stampato a Faenza, ininterrottamente, dal 1845 ed era - ed è - diffusissimo in tutta la Romagna. Si tratta forse è il più vecchio lunario d’Italia tra quelli “tuttora in vita”; ancora oggi è tra i calendari più comprato dai romagnoli.
È Lunëri di Smêmbar nasce a Faenza nel 1845 creato da una comitiva di artisti e artigiani, naturalemnte una compagnia di burloni, i quali trovatisi a corto di soldi la sera di S. Silvestro del 1844non sapendo come pagare l'oste, pensarono di saldare il conto con un lunario burlesco steso sul momento. Il lunario ebbe fortuna, tanto è vero che da allora ha sempre seguitato a uscire ogni anno, fino ai giorni nostri.
Abbondava nelle previsioni metereologiche cercando sempre di dare consigli per i raccolti. Veniva stampato su carta ruvida e ornato con vignette satiriche. Il primo numero, uscito appunto nel 1845 non riportava la canzonetta in dialetto a lato dell'illustrazione centrale, ma uscì con un "Discorso generale" e conteneva brevi e banali previsioni sul tempo e sui raccolti dei campi. L'illustrazione del primo numero su disegno di Romolo Liverani e incisione in rame di Achille Calzi, rappresenta una scena in cui si cercava di rendere l'idea di chi fossero questi "Smêmbar" cioè straccioni. La metà del foglio era occupata dal calendario.
Dal 1865 le predizioni metereologiche erano firmate da tale Mathieu de la Dromê. A queste si aggiunsero alla fine di ogni mese brevi predizioni di avvenimenti mondani. Ciò dovuto al fatto che mentre dopo alcuni giorni la canzonetta (o zirudèla) veniva dimenticata, i pronostici invece venivano letti ogni mese.
Dal 1868 cominciarono ad apparire su colonne marginali del calendario vignette quasi sempre burlesco satiriche, spesso con intenzioni politico-sociali.
La lettura del "Lunëri di Smêmbar" può anche essere un valido documento per conoscere le idee politiche e sociali dell'opinione pubblica della metà dell'Ottocento nelle nostre zone. È quindi materiale vivo, genuino e molto prezioso soprattutto per la spregiudicatezza del linguazzio molto ardito e schietto.
Vi è un motivo dominante: la descrizione della vita quotidiana prosaica con l'esaltazione delle "mangiate" e delle "bevute". Da notare anche un persistente atteggiamento di rifiuto delle novità, che corrisponde quindi ad una mentalità alquanto conservatrice sia pure in toni popolari.
Tratto da:
Giorgio Cicognani - Isolde Oriani
Brisighella. Museo del Lavoro Contadino nella valle del Lamone, Marzeno e Senio
1978