Compatrono
Santa Umiltà
Rosagnese Negusanti (Faenza, 1226 - Firenze, 22 maggio 1310), figlia dei nobili Elimonte e Richelda; nel 1241 a 15 anni, perse il padre e l’anno successivo a 16 anni sposò il patrizio Ugonotto dei Caccianemici, avranno ben presto due bambini, ma la loro felicità fu brevissima, essi morirono appena battezzati; nel contempo le muore anche la madre Richelda.
Ma la giovane donna (aveva 24 anni) senza avvilirsi e cedere allo sconforto o distrarsi con le gioie del mondo, decide insieme al marito Ugonotto (che morirà nel 1256) di ritirarsi a vita religiosa, entrando ambedue nei chiostri della canonica di S. Perpetua; non era raro nel Medioevo, di assistere a scelte di questo genere fra due coniugi cristiani. Ed in questa occasione Rosagnese Negusanti cambia il nome in quello di Umiltà; dopo essere guarita miracolosamente da una grave malattia, nel 1254 lascia il chiostro della canonica e si ritira in clausura in una celletta costruita per lei presso il monastero vallombrosano di S. Apollinare, fondato tra il 1012 e il 1015 da s. Giovanni Gualberto. Qui visse per dodici anni, purificando ed elevando il suo spirito con preghiere e digiuni, alternandoli con consigli che dava a quanti le si rivolgevano per aiuto.
Il suo esempio attrasse alcune giovani di Faenza che chiesero di costruire altre celle vicino alla sua e per vivere sotto la sua guida. E così nel 1266 per consiglio del vescovo Petrella, Umiltà accetta di diventare la guida spirituale delle nuove monache, riunite nel vecchio monastero della Malta a Vallombrosa (FI), che d’ora in poi si chiamerà di S. Maria Novella. Umiltà aveva ormai 40 anni, ritorna ad essere madre piena di bontà, di saggezza e di energia, diventando la guida per le nuove figlie, indirizzandole sulla via della santità; alcune delle prime monache godono per questo di un culto.
Trascorsero quindici anni, mettendo in pratica tutte le virtù della Regola di San Benedetto e delle Costituzioni Vallombrosane di S. Giovanni Gualberto. A 55 anni, nel 1281, madre Umiltà si mise a costruire una nuova casa spirituale per le giovani fiorentine, la cui vita era scossa dalle lotte fra Bianchi e Neri; la chiesa venne eretta a Firenze, in onore di S. Giovanni Evangelista, ebbe come architetto Giovanni Pisano e come decoratore il celebre Buffalmacco; fu consacrata nel 1297 dal vescovo Francesco Monaldeschi.
Pur essendo molto malata e anziana, suor Umiltà teneva contatti personali con Faenza e Roma per dare continuità ai due monasteri, finché dopo sei mesi di sofferenze, ad 84 anni, si spense a Firenze nel 1310.
Il suo culto è antichissimo, forse risale addirittura alla solenne ‘elevazione’ delle reliquie del 1311, in cui fu concessa una Messa propria; nel 1317 i vescovi radunati ad Avignone concessero particolari indulgenze. Il 27 gennaio 1720 la Congregazione dei Riti con papa Benedetto XIII confermò l’antico culto, facendo celebrare la Messa propria il 22 maggio.
Fu dichiarata nel 1942 compatrona di Faenza e ha un altare dedicato nella Basilica Cattedrale di Faenza